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Palazzo d’Avalos –

Restauro e Ristrutturazione Edilizia

Palazzo d’Avalos, appartenuto alla omonima illustre famiglia legata alla storia napoletana del periodo Aragonese e Spagnolo, conosciuto anche come palazzo del Vasto, è stato costruito in epoca rinascimentale. Non si ha alcuna testimonianza della sua originaria struttura ma certamente fu trasformato nel XVI secolo dall’architetto Mario Gioffredo, che modificò l’interno ed aggiunse sul prospetto principale un’ampia loggia sorretta da quattro colonne in marmo bianco;  Roberto Pane ne “L’architettura dell’Età Barocca in Napoli” scrive: ” Nel rifacimento del cinquecentesco Palazzo d’Avalos, il Gioffredo affronta il problema destinato a ripetersi quasi costantemente nella più recente architettura napoletana per la forzata obbedienza alla locale tradizione dei balconi. Per poter subordinare questi ad un effetto unitario, il Gioffredo alterna il tipo di balcone alle normali balaustre continue abbraccianti diversi vani successivi. In tal modo egli è indotto ad eliminare la ripartizione per mezzo di lesene, concentrando l ‘effetto su un lieve bugnato e sui timpani sovrapposti alle aperture, mentre la rientranza dell’ultimo piano gli consente di avere una balconata continua.” L’ingresso è accentuato da quattro colonne con un arco al centro che corrisponde al portale, e che, nell’intenzione di rendere ben visibile dall’esterno la prospettiva del vestibolo.

Interessanti sono anche il vestibolo e la scala: il primo, coperto a volta, è ornato da sottili fasce di stucco e si allarga in lievi curve absidate alternate a nicchie seguendo un motivo tipicamente vanvitelliano, il secondo è definito da un elegante ambiente quadrato.

Sia nell’ingresso che nei rampanti si trovano, ancora una volta, le decorazioni del Vanvitelli con ghirlande di stucco, con losanghe delle volte, con pilastrini smussati. L’effetto è degno di nota perché anticipa di alcuni decenni l’architettura neoclassica. Secondo Antonio Maresca, il portone del palazzo aveva artistici battenti in bronzo ad imitazione di quelli del Pantheon, ornati di lunghi festoni e da teste di chiodi prismatiche nella zoccolatura.

Verso la fine del settecento, come risulta dalla pianta di Giovanni Carafa Duca di Noja, pubblicata nel 1775, Palazzo d’Avalos si presentava a pianta quadrata con una piccola appendice rettangolare, sul fronte meridionale, ortogonale alla facciata principale. Sullo stesso fronte si apriva anche l’ingresso al cortile interno, con impianto planimetrico a forma di “elle”. Il palazzo era completamente circondato da giardini coltivati, divisi in lotti rettangolari, presenti anche sul lato Est di vico Vasto, non ancora edificato.

Su questo stesso lato i giardini venivano sostituiti da un ampio piazzale denominato “largo del vico Vasto” nello stesso tempo si dava inizio all’ edificazione del lato Est di vico Vasto. I terreni agricoli posti a Nord, a ridosso dell’edificio, furono trasformati in giardini ornamentali, di cui ancora si conserva il famoso “giardino delle camelie”. Il largo del Vasto fu progettato lasciando un’ampia area libera di rispetto all’emiciclo davanti al palazzo, collegato da un largo viale con via Cavallerizza. Ai due lati del viale si realizzarono i giardini ornamentali con ampie aiuole.

Nel 1850 il palazzo fu recintato da magnifici cancelli ed inferriate ad opera dì Achille Pulli.

Il palazzo subì ancora una trasformazione verso la metà dell’Ottocento con l’aggiunta a Nord di un lungo corpo di fabbrica rettangolare al quale si accedeva da vico Vasto e dal giardino. Si segnala che dalla cartografia non si evincono tracce della scala interna ad una rampa rettilinea che collega attualmente il palazzo di primo impianto con il corpo di fabbrica lungo vico Vasto.

Nella pianta Schiavoni (1863/1880) sono indicate tutte le scale e non quest’ultima, che, realizzata un tempo successivo, facilitava l’accesso di un appartamento al piano ammezzato tra primo e secondo piano dandogli un maggiore valore commerciale.

Si ritiene, invece, che l’attuale vano di accesso a questo rampante di scala fosse una finestra di illuminazione della preesistente scala di disimpegno dei vari piani che doveva ripetere simmetricamente l’apertura presente sul lato opposto, verso il cortile. Osservando, inoltre, il prospetto su vico Vasto è possibile ipotizzare che il basso corpo di fabbrica, aggiunto nella metà dell’Ottocento, fosse stato collegato al palazzo con la costruzione della sua ultima campata, che risulta architettonicamente povera rispetto al prospetto del palazzo nobiliare.

Sempre alla seconda metà dell’ottocento deve essere ricondotta anche la trasformazione del cortile interno, che perde la precedente forma ad “elle” e ne assume una rettangolare, mentre il suo ingresso da vico Vasto viene coperto, come quello principale, da volte a crociera.

L’apertura di via dei Mille, sorta come opera di pubblica utilità, fu realizzata tra il 1885 e il 1889, anno in cui venne aperta al pubblico. “Nei primi decenni del ‘900 furono realizzati gli edifici Liberty che si snodano lungo la direttrice piazza Amedeo via V Colonna, via dei Mille e via Filangieri. Nel 1935, tra la via dei Mille, che aveva prodotto con la sua apertura la demolizione del corpo avanzato del Palazzo Roccella, la citata via S. Pasquale, il largo Ferran dina e la via Carlo Poerio, veniva ricavata una vasta area con la demolizione della Grande Cavallerizza e degli annessi giardini, sulla quale si impiantò il nuovo rione. I relativi lavori consistevano nell’allargamento di via S. Pasquale, nell’apertura di via Carducci che, in asse col Palazzo Roccella, unisce via dei Mille alla Riviera di Chiaia, e in tutta la lottizzazione che circonda l’attuale Liceo Umberto fino alla via Poerio. Su quest ‘area sorsero alcuni interessanti edifici, in parte di stile eclettico, come quelli di via Fiorelli, altri in uno stile fra il barocchetto ed il liberty, come quelli sul lato nord di via Poerio, altri ancora novecenteschi, come quelli delle vie Cuoco, lmbriani, Lo Monaco ” (da Renato De Fusco “Napoli nel Novecento”).

Durante l’ultimo conflitto bellico furono asportate le inferriate ed i cancelli realizzati da Achille Pulli per destinarli alla costruzione di armi.

Quindi fu successivamente realizzato un muro di separazione tra via dei Mille e l’area a verde davanti Palazzo d’Avalos che oggi preclude la vista del monumentale edificio.

La seguente documentazione fotografica del 1915 ci fa comprendere l’originaria recinzione dell’edificio; un muretto perimetrale in muratura intonacata, sovrastata da una recinzione metallica e scandita da pilastrini in muratura con capitello, corre quasi per tutto il perimetro della fabbrica a protezione del solo ingresso principale cui è destinata la recinzione. Un muretto perpendicolare a quello di via dei Mille corre all’interno del cortile.

Figura 5 – Foto del 1915